16 settembre, 2025

Bruno Tommaso: « Sono un fiammingo del jazz, ma ci vuole anche leggerezza »

di  Davide Ielmini (estratto dalla rivista Musica, n.369, settembre 2025)

Bruno Tommaso

Il contrabbassista e compositore romano pubblica, con Caligola, Dagli Appennini alle Madonie, un disco ricco di colori e contrasti, ricerca e ricordi (qui il link al disco).
Sono ‘‘maschere sonore’’ quelle che Bruno Tommaso, alla testa del Barga Jazz Ensemble, raccoglie nei nove brani che compongono ‘‘Dagli Appennini alle Madonie’’ (Caligola 2357). E lo fa con quell’idea in testa dello studioso appassionato, dello strumentista di rango, del cantore di quella musica popolare che, attraversando la nostra Penisola, ha attraversato anche il suo cuore. E lì ci è rimasta non per gioco, ma per dovere di cronaca, di raccolta dei fatti, di necessario documentarismo e di preoccupazione futura (nel 1975 e`stato tra i fondatori della Scuola Popolare di Musica di Testaccio) che trova nella tradizione un metatesto insostituibile.
Uno strumento con il quale il contrabbassista, spesso al fianco di Giorgio Gaslini dalla fine degli anni Sessanta fino ai Duemila (ricordiamo gli album Arialu`, Fabbrica Occupata, Message, Utopia – Favola Pop, Canti di Popolo in Jazz), tenta di rispondere ad una domanda che ha sempre rivolto a se' stesso e che, ora, rimbalza sulle nuove generazioni: « I miei giovani colleghi sono bravissimi e intonati. Ma se da un lato non bisogna vergognarsi di essere bravi, dall’altro bisogna chiedersi se serva a qualcosa ciò che si sta facendo. Quale ruolo, oggi, debba avere il jazz. Insomma, dovrebbero essere meno disimpegnati » dice il Maestro.
Tra limature e incastri, levigature e connessioni, ‘‘Dagli Appennini alle Madonie’’ è una mappa dove la simbiosi tra affetti ed effetti funziona. Disco dal flavour contemporaneo « sto sempre con le orecchie aperte, ma non copio nessuno », dice il compositore – è costruito su un’architettura che vive di particolari, chiediamo a Bruno Tommaso se la definizione di ‘‘orologio svizzero’’ affibbiata a Maurice Ravel, la precisione fatta carne, da Igor Stravinski valga anche per lui. Risposta: « Ravel e Stravinski sono due monumenti pazzeschi, però lascio a loro le battutacce ».
La parafrasi è una forma cara ai compositori e lei la usa con cura e audacia: anche in ciò che si pensa di conoscere c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire?
Assolutamente sı`. Non a caso, i due brani preliminari di questo disco non appartengono al repertorio popolare, ma sono richieste di aiuto morale a Charles Mingus e Frank Zappa: il primo, seppur conosciuto come personaggio rissoso, era di ampie vedute, mentre il secondo un rockettaro rompiballe che avrei schivato volentieri se mai lo avessi incontrato. Eppure, negli ultimi anni della sua vita sperimentò molto con la musica contemporanea: non era un fesso. La lezione è: andare al di là delle apparenze aiuta a scoprire cose insospettabili. Come, nel mio caso, il ballo liscio: l’ho sempre detestato, eppure ‘‘Gesval’’ racconta un’altra storia...
Sua moglie non e`romagnola?

Sì, ed è pure musicista. Il liscio mi è sempre sembrato un po’ forzato, così io e mia moglie ci siamo confrontati e ho scoperto che il repertorio di questo ballo non è solo fatto da mazurche e polke: le grosse balere, infatti, sono dotate di sale secondarie dove si suonano i grandi successi internazionali e ascolti le canzoni più diverse. Insomma, si mettono in circolo aspetti sociali e umani importanti.