intervista di Stefano Cavallini
Il 22 agosto, nel Chiostro di San Francesco a Vittoria Apuana, nel corso di un concerto di Banditaliana, nel Versilia Jazz Festival di Forte dei Marmi (Lucca, info 347 3621127), sara' conferito a Riccardo Tesi il premio Europa Musica 2005.
Lo abbiamo raggiunto via telefono in attesa di imbarcarsi su un volo verso la Sardegna dall'aeroporto di Firenze Peretola, atteso a Carloforte quale ospite nella serata del mandolista Mauro Palmas.
- Nella motivazione del premio si accenna al tuo pionierismo nella musica etnica in Italia e, aggiungo io, il premio dovrebbe comprendere il merito di aver fatto riscoprire al pubblico, non solo italiano, l'organetto diatonico e il suo uso in chiave moderna, sradicandolo da quei ruoli riduttivi in cui la musica folk lo aveva costretto.
- Un merito indotto, per il fatto che io ho semplicemente seguito il mio percorso musicale, strettamente legato allo strumento, dapprima seguendo e apprendendo le linee della tradizione stretta e poi successivamente, in quanto musicista di oggi e curioso, piegando lo strumento alle mie esigenze artistiche, frequentando musicisti di estrazioni diverse, lavorando con i jazzisti come Gianluigi Trovesi o Gabriele Mirabassi, inserendo l'organetto in repertori da sempre riservati alla fisarmonica come il Liscio; oppure mettendolo al servizio della canzone d'autore.
- Insomma un vero e proprio pioniere dello strumento moderno, sicuramente il primo in Italia e uno dei primi nel mondo.
- Sì, sono stato assolutamente tra i primi. Cio' mi ha portato dei vantaggi: il primo e' che avevo davanti a me una strada tutta da tracciare, senza nessun esempio da seguire ne' nell'uso dello strumento ne' nelle idee musicali.
- Un autodidatta nel senso piu' completo e piu' artistico del termine.
- Esatto. Ed e' stata la frequentazione di altri musicisti, assieme alla mia innata curiosita', a darmi le basi per costruire la mia strada. Per me e' stimolante collaborare con mondi lontani dai miei, sia geograficamente che stilisticamente. Ogni mondo ti porta qualcosa e ti arricchisce in qualche modo.
- Con Banditaliana mi sembra tu abbia trovato un gruppo di musicisti (Maurizio Geri, Claudio Carboni ed Ettore Bonafe') che incarna il tuo "fare musica", la tua migliore espressivita' e nello stesso tempo e' un gruppo abbastanza snello per poterci progettare e crearci sopra a getto continuo.
- Banditaliana e' una scommessa vinta. Prima di tutto perche' esiste, con lo stesso organico da 13 anni, cosa piuttosto rara; in secondo luogo perche' ha saputo evolversi sia come gruppo che come singoli musicisti. Inizialmente con una mia leadership molto forte, con musicisti molto bravi scelti da me, ma allora ancora sconosciuti; ed e' stato piu' difficile imporre una formazione del genere, rispetto a un quartetto fatto da musicisti conosciuti. E' stata per me la prima volta in cui ho potuto verificare fino in fondo le mie idee musicali. Certo ho avuto dei partner ideali, ripeto: ottimi musicisti; che con il tempo hanno saputo creare un vero e proprio sound. Un concerto di Banditaliana non e' un concerto di Riccardo Tesi accompagnato da tre musicisti, e' un concerto di Banditaliana, in cui tutti partecipano in maniera democratica alla crescita della musica.
- Mi sembra, ascoltando i tuoi concerti e i tuoi dischi, che negli ultimi anni tu abbia sciolto un po' le briglie ai tuoi musicisti di Banditaliana, ha lasciato che ci mettessero del loro.
- Come una buona squadra di calcio, anche in un insieme musicale tutti i ruoli devono essere coperti e dunque l'apporto del singolo e' fondamentale. Cio' che mi stupisce e' che suoniamo insieme da tredici anni e quando si sale sul palco non c'e' accenno di stanchezza. Tutte le volte suoniamo con una energia incredibile; sul palco la cosa funziona ancora molto bene.
- Altrimenti non avreste continuato per tredici anni.
- Sì, e' vero. E per me e' la formazione nella quale mi sento piu' realizzato e suono con il massimo del piacere. Questi ragazzi in questi anni sono cresciuti tutti, anche se in modo particolare la crescita c'e' stata in Maurizio Geri.
- Maurizio rappresenta un po' il "marchio" vocale e, accanto al tuo organetto, strumentale di Banditaliana. Un partner importante, un componente chiave per la tua musica, che sta dietro a molti tuoi progetti. Che rapporto c'e' tra voi, dopo tutti questi anni di collaborazioni?
- Ti premetto che Maurizio e' il mio chitarrista preferito in assoluto. Ha sviluppato un modo di suonare ritmico e al tempo stesso struggente di melodia, difficile da trovare in un chitarrista; ed e' proprio cio' che cercavo. Maurizio e' diventato un po' il motore del gruppo e in questi anni ha sviluppato uno stile tutto suo, che prima sapeva un po' troppo di gia' sentito, quasi una imitazione, anche se ripeto un vero talento. Oggi invece ha sviluppato anche una innata capacita' di cantare diventando il vocalist di Banditaliana e quando salgo su un palco in festival dove ci sono mostri sacri della musica mondiale, reggiamo ottimamente il confronto.
Anche nei suoi progetti Maurizio fa delle cose bellissime, ma e' ancora troppo poco considerato rispetto al suo valore anche se sono sicuro che arrivera'.
Un po' come e' capitato proprio a Banditaliana; i riconoscimenti cominciano ad arrivare adesso, dopo un immenso lavoro, dopo aver pubblicato parecchi dischi e aver fatto oltre cinquecento concerti.
- Una bella "gavetta", non c'e' che dire.
- Una esperienza che ci permette di salire sui palchi piu' prestigiosi in giro per il mondo con grande disinvoltura; abbiamo suonato nei festival piu' blasonati e importanti di tutta Europa, in Canada, abbiamo registrato per la Bbc e per numerose radio nazionali europee, con riconoscimenti davvero importanti.
- Un progetto a cui stai lavorando e al quale tieni molto. C'e'?
- Mah, i progetti sono tanti, forse troppi. Posso dirti che da poco abbiamo registrato la colonna sonora di un film di prossima uscita e abbiamo anche partecipato alle riprese. Quasi sicuramente il titolo sara' Liscio ed e' interpretato da Laura Morante che nel film canta Lune, un brano del nostro ultimo disco, insieme a noi. Una bellissima esperienza e anche un po' diversa dal solito.
Poi ho da poco ripreso la mia collaborazione con Patrick Vaillant con il quale c'e' in progetto di tornare in studio per il secondo capitolo del nostro duo, mandolino e organetto.
Continua il rapporto con il quartetto di mandolini e l'anno prossimo questa collaborazione compira' addirittura vent'anni; e', come dire, un punto fermo della mia vita musicale, perche' Patrick e' una continua fonte d'ispirazione.
Poi stiamo considerando la possibilita' di una nuova produzione sulla scia di Aqua, foco e vento, questa volta dedicata alla musica della Valle del Reno in cui Claudio Carboni sara' un solido pilastro, assieme agli altri di Banditaliana e ad altri musicisti.
- Cosa significa la direzione di Sentieri Acustici, per Riccardo Tesi? La consideri una tua creatura?
- Significa per me stare dall'altra parte. Io abituato a fare il musicista, in Sentieri Acustici mi pongo il problema di fare una programmazione interessante soprattutto dal punto di vista musicale, ma non solo. Che abbia una sua coerenza artistica ma che anche coinvolga il pubblico, che abbia una personalita' e che sia un festival molto legato al territorio in cui si svolge. In Sentieri siamo riusciti a creare una bella atmosfera, con una proposta musicale fuori da certi canoni modaioli e allo stesso tempo stimolanti per gli appassionati. Poi c'e una parte didattica molto importante alla quale c'e una grande affluenza di pubblico e che rappresenta lo zoccolo duro degli spettatori. E poi non c'e' solo la musica: ci sono le escursioni, le degustazioni, la natura da conoscere, l'astronomia.
Insomma ce n'e' per tutti i gusti: chi viene per il semplice concerto e chi invece per l'escursione o per entrambi. Il risultato e' una specie di happening a cui possono partecipare tutti, riducendo di molto la distanza che da sempre esiste tra pubblico e palcoscenico.
intervista raccolta il 16 Agosto 2005 alle ore 13.15
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