31 agosto, 2005

A Nicolov Barga Jazz 2005

articolo e foto di Stefano Cavallini
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BARGA (LU) - Al macedone Vladimir Nikolov, con l'arrangiamento del brano E.S.P. è andato il 18°
Concorso Internazionale di Arrangiamento e Composizione di Barga Jazz
, edizione dedicata al sassofonista afroamericano Wayne Shorter e che ha visto anche la presenza importante di Claudio Fasoli, in veste di solista.
Si è conclusa così sabato 27 una manifestazione, anche quest'anno di ottimo livello compositivo, che ha visto impegnati, oltre alla Barga Jazz Big Band, numerosi musicisti e gruppi di ogni parte d'Italia che hanno eseguito concerti in numerose località della Garfagnana e oltre (la Big Band è stata impegnata domenica in un grande concerto alla Rocca di Castruccio, a Serravalle Pistoiese). La piazza d'onore della sezione A, la principale del festival, dedicata agli arrangiamenti su musiche di Wayne Shorter, appunto, è stata conquistata da Pietro Tonolo con l'arrangiamento di Speak No Evil. La sezione B (riservata ai brani originali) è stata appannaggio di Francesco Venerucci, con il brano Folk Dance n.1, a cui è seguita Despertar firmata da Andrea Dulbecco; la sezione C (riservata ai seminaristi di Siena Jazz) è stata vinta da Danilo Santilli con il brano B Dan Blues; infine nella sezione D (riservata ai gruppi emergenti) si è fatto strada sugli altri il Francesco Diodati Quintet.
La proclamazione dei vincitori non è stata affatto facile, dato l'alto livello compositivo che i partecipanti hanno dimostrato, già a partire dalla prima qualificazione alla quale hanno partecipato, per la sezione A, ben trenta partiture e di cui ne sono state scelte sette. La Barga Jazz Big Band ha fatto poi il resto, restituendo, al numeroso pubblico intervenuto al Teatro dei Differenti di Barga, tre serate finali di musica indimenticabile per la forza e l'impatto sonoro che una grande orchestra come quella, costituita da musicisti di prim'ordine e diretta dal M° Bruno Tommaso, ha offerto. Infine la presenza di Claudio Fasoli ha ulteriormente accresciuto il livello delle esecuzioni dell'orchestra, alle quali ha partecipato come solista "guest star", e di tutta la manifestazione intera, avendo partecipato anche a una delle tante della kermesse Barga Jazz, col suo Gammatrio (assieme a Rudy Migliardi al trombone e a Paolo Birro al pianoforte).

29 agosto, 2005

Matteo Salvatore ci ha lasciato

Matteo SalvatoreE' morto senza clamore, quasi senza saperlo, il 27 agosto.
E' morto a casa sua a Foggia, quella che da qualche anno, grazie ad alcuni amici, era riuscito ad avere sulla testa, anche se di casa proprio non si poteva parlare.
Pubblichiamo di nuovo volentieri la lettera (e il nostro commento) che il suo amico fraterno Angelo Cavallo lancio' nella Rete lo scorso anno e che ci giunse spezzandoci il cuore. La messa di addio e' stata celebrata ieri, domenica 28 agosto, e la salma e' stata traslata nel cimitero di Apricena, suo paese natale, oggi.

DUE CAVALLI BIANCHI
Viviamo un'epoca particolarmente ingrata, in cui il benessere ci illude di potere tutto, in cui ognuno di noi vive una vita spesso non sua, imposta da qualcuno che vuol farci credere che il denaro oltre all'avere possa darci la dignita' dell'essere. A meno di notevoli sforzi piscologici e di scelte di vita forti e traumatiche, non abbiamo possibilita' alcuna, di emanciparsi da questa situazione, di aprire gli occhi.
In una situazione del genere gli idioti appaiono sempre piu' spesso e in alto (messi lì da qualcuno per propria comodita'), mentre gli intelligenti, i capaci, i valorosi, i dignitosi rimangono sempre piu' relegati nell'ombra; i primi onorificati, glorificati in vita e dimenticati presto, prestissimo dopo la morte (anzi spesso appena scomparsi dal teleschermo); i secondi raramente considerati in vita, compaiono post mortem quali alfieri di valori portati avanti per tutta la vita, una vita magari vissuta solo per quello scopo, oscuro ai piu'.
Matteo SalvatoreMatteo Salvatore (foto) definito da Italo Calvino unica fonte di cultura popolare nel mondo e nel suo genere e da Beppe Lopez su Repubblica il solo, l’unico vero cantante popolare italiano ha ottant'anni suonati e una situazione di vita che ha dell'incredibile, con una malattia come il diabete mellito e costretto in carrozzella, vive in un indigente pian terreno a Foggia, con il solo ausilio di una pensione sociale, pochi, pochissimi diritti d'autore e qualche concerto ogni tanto.
Qui di seguito pubblichiamo volentieri la lettera che il suo amico Angelo Cavallo (col quale la nostra associazione ha collaborato in passato) ha scritto in occasione... del concerto che Matteo Salvatore avrebbe dovuto tenere al Folk Club di Torino il 21 di Febbraio.
Gentile Franco Luca', con rammarico comunico la seconda disdetta del concerto di Matteo Salvatore. Le condizioni di salute non permettono di affrontare un impegno artistico. Questo, sarebbe il minimo, se fosse un malanno passeggero. Purtroppo Matteo sta facendo una brutta vecchiaia. La chitarra e il canto sarebbero per lui antidoti contro la solitudine, la povertà e i malanni. Personalmente mi vergogno di non poter fare di più di quello che io, Ninni Maina, Nicola Briolo, Mimmo Rendine, Gennarino Arbore, gli amici fraterni, stiamo facendo. Ogni concerto che il maestro regala a questo Paese è un momento di grande crescita, coscienza, cultura. Ci sono pero' ostacoli insormontabili come la forte carenza di affetto che porta alla somministrazione di psicofarmaci, il diabete mellito che lo sta logorando. Lui sorride, non l'ho mai visto piangere. Si rammarica e dice che un giorno rivedremo i due cavalli bianchi. E' il nostro segnale di fortuna.
Faccio invece appello a tutti gli amici del folk club ai soci, a quanti vorrebbero assistere al suo concerto affinche' gli enti locali della capitanata, la regione Puglia, decidano: visto che un grande artista, padre della cultura popolare musicale italiana, vive in condizioni disagiate, sia che economicamente che assistenzialmente, visto che non puo' usufruire della legge Baghelli (Bachelli ?) per problemi giudiziari legati al suo passato, facciano qualcosa per quest'uomo, non targhe e trofei da depositare nei cartoni, ma un protocollo di intesa dove venga stabilito assistenza sanitaria, sussidio per valori artistici, qualsiasi cosa purche' non debba ossessionarsi per la insicurezza del futuro, che puo' affannare un giovane disoccupato italiano, ma non un uomo stanco, sulla sedia a rotelle e con grandi disagi, alla eta' di ottanta anni. Paghiamo un grande scotto, noi pugliesi... quello di arrivare sempre tardi.
Angelo Cavallo

P.S. - Divulgate questa e mail e agite Voi, perche' qui, nel Sud, nessuno e' profeta in patria, a noi non ci ascoltano.
Matteo Salvatore vive solo, in un pianterreno a Foggia, ha la pensione sociale, pochi diritti di autore all'anno e vorrebbe fare concerti per pagarsi la assistenza sanitaria. Il 20 febbraio passera' l'ultima visita per l'invalidita' permanente. Questo gli permettera' di avere una tranquillita' economica per affrontare le spese sanitarie. Spero di non essere stato patetico, ma qui la situazione è drastica!


Ogni commento e' superfluo.

(Articolo pubblicato su www.habanera.it il giorno 20 febbraio 2004)

22 agosto, 2005

Barga Jazz 2005 dedicata a Wayne Shorter

di Stefano Cavallini

Quest'anno e' dedicato al sassofonista afroamericano Wayne Shorter il 18° Concorso Internazionale di Arrangiamento e Composizione per Orchestra Jazz, che si conclude l'ultimo fine settimana di agosto, al Teatro dei Differenti di Barga, la ridente cittadina nell'Alta Val di Serchio in provincia di Lucca. Saranno infatti le tre sezioni principali del festival, quelle che coinvolgono l'ormai nota Big Band di Barga Jazz diretta dal M° Bruno Tommaso, a concludere la lunga kermesse iniziata in luglio per le strade della cittadina e nelle localita' della Garfagnana.
Dopo un'anteprima con la sezione D del concorso, quella dedicata ai gruppi emergenti, il festival entra nel vivo giovedi 25 agosto con la prima esecuzione della sezione A, quella piu' importante del festival e dedicata alla figura carismatica di Wayne Shorter, uno dei piu' eseguiti jazzisti di tutti i tempi, ricordato soprattutto per la svolta "elettrica" dei gruppi di Miles Davis negli anni '60 e per il sodalizio con l'austriaco Joe Zawinul, co-fondatori dei Weather Report.
Shorter viene ricordato anche per la sua appartenenza ai Jazz Messenger di Art Blakey per il quale rappresentava un vero e proprio alter ego, finendo per sostituirlo alla direzione del gruppo molto spesso. Nei quattro anni (dal '59 al '63) in cui Shorter ha lavorato con i Messenger ha acquisito una importante formazione compositiva, per poi "spiccare il volo" una volta passato a Miles Davis.
Saranno dunque gli arrangiamenti dei brani di Shorter, riscritti per l'organico della Big Band, ad aprire le tre serate finali, con la presenza di Claudio Fasoli quale solista di eccezione, molto vicino elettivamente al sassofonista americano e molto piu' apprezzato nel resto dell'Europa piuttosto che in Italia. Le sue tappe artistiche ricordano quelle del musicista del New Jersey, tra esperimenti "elettrici" e classicismo, tra Brasile e hard bop.
Il giorno successivo, venerdi 26, l'orchestra eseguira' la sezione B, riservata a brani originali scritti per l'organico orchestrale, e la sezione C, riservata ai seminari di Siena Jazz di composizione orchestrale e chiudera' la serata, ancora la Barga Jazz Big Band da sempre elemento catalizzatore di tutta la manifestazione, con l'esecuzione, presente l'autore sul palco, di una serie di brani scritti da Fasoli stesso, occasione prelibata per far conoscere ulteriormente il proprio lavoro.
Conclusione del concorso sabato 27 con l'esecuzione dei brani delle tre sezioni (A, B e C), dopo l'eliminazione diretta della sera precedente, e premiazione dei vincitori, compresi i quelli della sezione D.
Recensione e foto prossimamente su queste pagine.

21 agosto, 2005

A Riccardo Tesi il premio Europa Musica 2005

intervista di Stefano Cavallini

Il 22 agosto, nel Chiostro di San Francesco a Vittoria Apuana, nel corso di un concerto di Banditaliana, nel Versilia Jazz Festival di Forte dei Marmi (Lucca, info 347 3621127), sara' conferito a Riccardo Tesi il premio Europa Musica 2005.
Lo abbiamo raggiunto via telefono in attesa di imbarcarsi su un volo verso la Sardegna dall'aeroporto di Firenze Peretola, atteso a Carloforte quale ospite nella serata del mandolista Mauro Palmas.

- Nella motivazione del premio si accenna al tuo pionierismo nella musica etnica in Italia e, aggiungo io, il premio dovrebbe comprendere il merito di aver fatto riscoprire al pubblico, non solo italiano, l'organetto diatonico e il suo uso in chiave moderna, sradicandolo da quei ruoli riduttivi in cui la musica folk lo aveva costretto.
- Un merito indotto, per il fatto che io ho semplicemente seguito il mio percorso musicale, strettamente legato allo strumento, dapprima seguendo e apprendendo le linee della tradizione stretta e poi successivamente, in quanto musicista di oggi e curioso, piegando lo strumento alle mie esigenze artistiche, frequentando musicisti di estrazioni diverse, lavorando con i jazzisti come Gianluigi Trovesi o Gabriele Mirabassi, inserendo l'organetto in repertori da sempre riservati alla fisarmonica come il Liscio; oppure mettendolo al servizio della canzone d'autore.

- Insomma un vero e proprio pioniere dello strumento moderno, sicuramente il primo in Italia e uno dei primi nel mondo.
- Sì, sono stato assolutamente tra i primi. Cio' mi ha portato dei vantaggi: il primo e' che avevo davanti a me una strada tutta da tracciare, senza nessun esempio da seguire ne' nell'uso dello strumento ne' nelle idee musicali.

- Un autodidatta nel senso piu' completo e piu' artistico del termine.
- Esatto. Ed e' stata la frequentazione di altri musicisti, assieme alla mia innata curiosita', a darmi le basi per costruire la mia strada. Per me e' stimolante collaborare con mondi lontani dai miei, sia geograficamente che stilisticamente. Ogni mondo ti porta qualcosa e ti arricchisce in qualche modo.

- Con Banditaliana mi sembra tu abbia trovato un gruppo di musicisti (Maurizio Geri, Claudio Carboni ed Ettore Bonafe') che incarna il tuo "fare musica", la tua migliore espressivita' e nello stesso tempo e' un gruppo abbastanza snello per poterci progettare e crearci sopra a getto continuo.
- Banditaliana e' una scommessa vinta. Prima di tutto perche' esiste, con lo stesso organico da 13 anni, cosa piuttosto rara; in secondo luogo perche' ha saputo evolversi sia come gruppo che come singoli musicisti. Inizialmente con una mia leadership molto forte, con musicisti molto bravi scelti da me, ma allora ancora sconosciuti; ed e' stato piu' difficile imporre una formazione del genere, rispetto a un quartetto fatto da musicisti conosciuti. E' stata per me la prima volta in cui ho potuto verificare fino in fondo le mie idee musicali. Certo ho avuto dei partner ideali, ripeto: ottimi musicisti; che con il tempo hanno saputo creare un vero e proprio sound. Un concerto di Banditaliana non e' un concerto di Riccardo Tesi accompagnato da tre musicisti, e' un concerto di Banditaliana, in cui tutti partecipano in maniera democratica alla crescita della musica.

- Mi sembra, ascoltando i tuoi concerti e i tuoi dischi, che negli ultimi anni tu abbia sciolto un po' le briglie ai tuoi musicisti di Banditaliana, ha lasciato che ci mettessero del loro.
- Come una buona squadra di calcio, anche in un insieme musicale tutti i ruoli devono essere coperti e dunque l'apporto del singolo e' fondamentale. Cio' che mi stupisce e' che suoniamo insieme da tredici anni e quando si sale sul palco non c'e' accenno di stanchezza. Tutte le volte suoniamo con una energia incredibile; sul palco la cosa funziona ancora molto bene.

- Altrimenti non avreste continuato per tredici anni.
- Sì, e' vero. E per me e' la formazione nella quale mi sento piu' realizzato e suono con il massimo del piacere. Questi ragazzi in questi anni sono cresciuti tutti, anche se in modo particolare la crescita c'e' stata in Maurizio Geri.

- Maurizio rappresenta un po' il "marchio" vocale e, accanto al tuo organetto, strumentale di Banditaliana. Un partner importante, un componente chiave per la tua musica, che sta dietro a molti tuoi progetti. Che rapporto c'e' tra voi, dopo tutti questi anni di collaborazioni?
- Ti premetto che Maurizio e' il mio chitarrista preferito in assoluto. Ha sviluppato un modo di suonare ritmico e al tempo stesso struggente di melodia, difficile da trovare in un chitarrista; ed e' proprio cio' che cercavo. Maurizio e' diventato un po' il motore del gruppo e in questi anni ha sviluppato uno stile tutto suo, che prima sapeva un po' troppo di gia' sentito, quasi una imitazione, anche se ripeto un vero talento. Oggi invece ha sviluppato anche una innata capacita' di cantare diventando il vocalist di Banditaliana e quando salgo su un palco in festival dove ci sono mostri sacri della musica mondiale, reggiamo ottimamente il confronto.
Anche nei suoi progetti Maurizio fa delle cose bellissime, ma e' ancora troppo poco considerato rispetto al suo valore anche se sono sicuro che arrivera'.
Un po' come e' capitato proprio a Banditaliana; i riconoscimenti cominciano ad arrivare adesso, dopo un immenso lavoro, dopo aver pubblicato parecchi dischi e aver fatto oltre cinquecento concerti.

- Una bella "gavetta", non c'e' che dire.
- Una esperienza che ci permette di salire sui palchi piu' prestigiosi in giro per il mondo con grande disinvoltura; abbiamo suonato nei festival piu' blasonati e importanti di tutta Europa, in Canada, abbiamo registrato per la Bbc e per numerose radio nazionali europee, con riconoscimenti davvero importanti.

- Un progetto a cui stai lavorando e al quale tieni molto. C'e'?
- Mah, i progetti sono tanti, forse troppi. Posso dirti che da poco abbiamo registrato la colonna sonora di un film di prossima uscita e abbiamo anche partecipato alle riprese. Quasi sicuramente il titolo sara' Liscio ed e' interpretato da Laura Morante che nel film canta Lune, un brano del nostro ultimo disco, insieme a noi. Una bellissima esperienza e anche un po' diversa dal solito.
Poi ho da poco ripreso la mia collaborazione con Patrick Vaillant con il quale c'e' in progetto di tornare in studio per il secondo capitolo del nostro duo, mandolino e organetto.
Continua il rapporto con il quartetto di mandolini e l'anno prossimo questa collaborazione compira' addirittura vent'anni; e', come dire, un punto fermo della mia vita musicale, perche' Patrick e' una continua fonte d'ispirazione.
Poi stiamo considerando la possibilita' di una nuova produzione sulla scia di Aqua, foco e vento, questa volta dedicata alla musica della Valle del Reno in cui Claudio Carboni sara' un solido pilastro, assieme agli altri di Banditaliana e ad altri musicisti.

- Cosa significa la direzione di Sentieri Acustici, per Riccardo Tesi? La consideri una tua creatura?
- Significa per me stare dall'altra parte. Io abituato a fare il musicista, in Sentieri Acustici mi pongo il problema di fare una programmazione interessante soprattutto dal punto di vista musicale, ma non solo. Che abbia una sua coerenza artistica ma che anche coinvolga il pubblico, che abbia una personalita' e che sia un festival molto legato al territorio in cui si svolge. In Sentieri siamo riusciti a creare una bella atmosfera, con una proposta musicale fuori da certi canoni modaioli e allo stesso tempo stimolanti per gli appassionati. Poi c'e una parte didattica molto importante alla quale c'e una grande affluenza di pubblico e che rappresenta lo zoccolo duro degli spettatori. E poi non c'e' solo la musica: ci sono le escursioni, le degustazioni, la natura da conoscere, l'astronomia.
Insomma ce n'e' per tutti i gusti: chi viene per il semplice concerto e chi invece per l'escursione o per entrambi. Il risultato e' una specie di happening a cui possono partecipare tutti, riducendo di molto la distanza che da sempre esiste tra pubblico e palcoscenico.

intervista raccolta il 16 Agosto 2005 alle ore 13.15